Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana
per la Giornata mondiale della vita consacrata
Di fronte all'individualismo che pervade sempre più la società attuale, tutte le componenti ecclesiali e, in particolare, la vita consacrata, sono chiamate al “compito urgente” di educare alla vita buona del Vangelo.
All’emergenza educativa è dedicato il messaggio per la 15ª Giornata mondiale della Vita Consacrata (2 febbraio 2011), dal titolo “Testimoni della vita buona del Vangelo”, pubblicato dalla Commissione per il clero e la vita consacrata della Conferenza episcopale italiana.
Da qui, la necessità di “un percorso di conformazione a Cristo e ai suoi sentimenti verso il Padre”, perché “non ci si educa alla vita buona del Vangelo in astratto, ma coinvolgendosi con Cristo, lasciandosi attrarre dalla sua persona, seguendo la sua dolce presenza”.
E in questa prospettiva, “è proprio la vita fraterna, tratto caratterizzante la consacrazione, a mostrarci l’antidoto a quell’individualismo che affligge la società e che costituisce spesso la resistenza più forte a ogni proposta educativa. La vita consacrata ci ricorda così che ci si forma alla vita buona del Vangelo solo per la via della comunione”.
Il messaggio riflette, poi, sul valore educativo della vita consacrata, evidenziando come l'essere umano trovi “nella testimonianza gioiosa della castità, un riferimento sicuro per imparare a ordinare gli affetti alla verità dell’amore, liberandosi dall’idolatria dell’istinto”.
Allo stesso tempo, nella povertà evangelica, l'uomo “si educa a riconoscere in Dio la nostra vera ricchezza, che ci libera dal materialismo avido di possesso e ci fa imparare la solidarietà con chi è nel bisogno”.
Mentre “nell’obbedienza, la libertà viene educata a riconoscere che il proprio autentico sviluppo sta solo nell’uscire da se stessi, nella ricerca costante della verità e della volontà di Dio, che è ‘una volontà amica, benevola, che vuole la nostra realizzazione’”.
“Oggi più che mai – prosegue il messaggio – abbiamo bisogno di educarci a comprendere la vita stessa come vocazione e come dono di Dio, così da poter discernere e orientare la chiamata di ciascuno al proprio stato di vita”.
“La testimonianza dei consacrati e delle consacrate – conclude –, attraverso la sequela radicale di Cristo, rappresenta, anche da questo punto di vista, una risorsa educativa fondamentale per scoprire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo, istante per istante”.
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Se il nostro destino finale è di essere con Dio
in una dimensione di gioia infinita ed eterna,
cosa può mai impedirci di iniziare,
sin d’ora, già qui sulla terra,
ad offrire, tutte noi stesse, a Lui ?